Padre Matteo Ricci: l’Europa alla corte dei Ming

Padre Matteo Ricci: l'Europa alla corte dei Ming - Schola Palatina

Organizzato dall’Istituto Monco Ricci di Macerata, in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il Polo Museale Romano, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Camera dei Deputati, dei Ministeri per i Beni Culturali, delle Attività Produttive, degli Affari Esteri e del Comune di Roma, l’evento – rivolto al grande pubblico e in particolare ai giovani – rappresenta un riconoscimento ufficiale che l’Italia dedica al grande pioniere del dialogo tra popoli e civiltà: Padre Matteo Ricci.

Padre Matteo Ricci: l’esposizione

L’esposizione ricostruisce gli anni della formazione europea di padre Ricci e il suo approccio con la Cina, nel quadro dei rapporti politici internazionali sullo scorcio del XVI secolo. In maniera sintetica ma efficace, rende l’idea dell’incontro tra l’Occidente e la realtà cinese dell’epoca Ming: la letteratura, i credi autoctoni (Confucianesimo, Taoismo, culto degli antenati), le suppellettili delle case dei mandarini (magnifiche le porcellane «bianche e blu») e gli strumenti musicali introdotti dal gesuita; la medicina tradizionale (in mostra il secondo volume della celebre Bencao pingui jinya, enciclopedia di storia naturale manoscritta con illustrazioni ad acquerello) e la pittura ad olio fino ad allora ignota ai cinesi.

Spiccano, tra i documenti originali, il manoscritto autografo (testo cinese e traduzione italiana) del Dell’Amicizia (76 sentenze, datato 1595), e un superbo mappamondo (6 quadri in stampa xilografica) del 1602. Non mancano le carte geografiche e gli strumenti scientifici con cui il gesuita seppe conquistarsi l’interesse dei cinesi: astrolabi, meridiane, compassi, clessidre e orologi.

Questi ultimi – fantasiosamente descritti nel linguaggio ideografico cinese come “campane che per se stesse suonano” -più di ogni cosa affascinarono l’Imperatore Wan-li, che volle il Ricci alla sua corte e si convertì al Cattolicesimo, pur non incontrando mai il missionario. In una saletta per proiezioni un contributo audiovisivo illustra ai visitatori il significato dell’evento e racconta la storia del missionario, corroborando le già esaustive leggende.

Rispetto all’edizione maceratese, che ha riscosso un successo superiore alle aspettative, l’appuntamento romano è arricchito da nuovi pezzi unici come il Registro degli entrati nell’antico Noviziato della Compagnia di Gesù, con i verbali d’ingresso e relative firme autografe dei novizi del periodo 1565-1586, della Casa del Noviziato Villa S. Ignazio di Genova; il già ricordato autografo del Dell’Amicizia; una Lettera Autografa di Matteo Ricci a Lelio Passionei e la Madonna di Santa Maria Maggiore, copia cinquecentesca dell’omonima Madonna il cui originale è attribuito a san Luca.

Antesignano dell’incontro fra culture

Definito dai cinesi “strano” – nell’accezione con-fuciana: “strano per gli uomini ma vicino al cielo” – Matteo Ricci, come sottolinea il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel messaggio inviato al professor Mignini (Direttore dell’Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente) in occasione dell’inaugurazione della mostra, è esempio di quegli uomini che furono «i veri antesignani del dialogo fra le culture, lo praticarono con sapienza e lasciarono ai posteri un’inestimabile eredità».

«La mostra di Matteo Ricci — continua il Presidente – è tempestiva ed attuale perché ricorda che lo scambio di idee, basato sul reciproco ascolto e rispetto, è essenziale per dare la necessaria continuità e concretezza alla comprensione tra i popoli». Il percorso si conclude con il bel ritratto ad olio dipinto da Emmanuele Yu Wen-hui (detto Pereira) nel 1610. È l’anno della morte di padre Matteo.

Il volto sereno, le mani nascoste nelle maniche all’uso orientale, trasmette la fiducia di chi bene ha operato: mediazione e dialogo, come già con san Francesco Saverio in Giappone qualche decennio prima, hanno fecondato anche in Cina il seme del Cristianesimo.

FONTE: Radici Cristiane n. 3

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