Norme ingiuste, quali sono?

La legge ingiusta è quella contraria alla legge naturale (clicca qui per un approfondimento del concetto di legge naturale).
“Si vero in aliquo a lege naturali discordet, iam non erit lex sed legis corruptio” (Tommaso d’Aquino, Summa Theolgiae, I-II, q. 95, a. 2, resp.): se dunque in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge. Essendo la legge un ordine della ragione, la legge ingiusta non può essere ragionevole e quindi non può essere un ordo rationis, quindi non può essere legge. Lo sarà semmai solo formalmente perché, ad esempio, varata da un Parlamento.
Illustriamo in modo analitico le varie tipologie di norme ingiuste:
- norma che comanda un atto malvagio. Ad esempio una norma che comanda di uccidere. Pensiamo alla legge 194/78 che ha legalizzato l’aborto procurato e che prevede l’obbligo in capo alle strutture ospedaliere di praticare aborti. Oppure ricordiamo la legge 219/17 che obbliga i medici a praticare l’eutanasia.
- norma che comanda un atto astrattamente buono, dunque consono alla legge naturale, ma in modo sproporzionato: ad esempio una norma che prevedesse imposte troppo esose.
- norma che vieta atti moralmente riprovevoli, ma in modo sproporzionato. Ad esempio vietare di mentire all’amico: è sproporzionato usare il divieto penale per una condotta sì malvagia ma non lesiva del bene comune. Oppure comminare, per la condotta vietata, una pena sproporzionata per eccesso: l’ergastolo per il furto di una mela; per difetto: un giorno di carcere per una strage.
- norma che vieta un atto commissivo astrattamente buono, dunque consono alla lex naturalis, ma in modo sproporzionato. Ad esempio il divieto di sepoltura del cadavere di Polinice da parte del tiranno Creonte narrato da Sofocle nell’Antigone. Non c’era un motivo sufficiente/proporzionato per vietare la sepoltura: ad esempio un cadavere assai infetto tanto che non è possibile nemmeno avvicinarsi per seppellirlo. Di contro è lecito in alcuni casi vietare atti in astratto consoni alla legge naturale perché, sempre a motivo del principio di proporzionalità, si persegue un bene maggiore, ad esempio quando mancano le condizioni perché l’atto produca gli effetti propri: facciamo il caso del divieto di contrarre matrimonio per la persona incapace. Permetterlo produrrebbe più danni che benefici. Dunque di per sé non è sempre ingiusto vietare un atto consono in astratto alla legge naturale.
- norma che elimina comandi, prima vigenti, che in un certo contesto sono necessari per il bene comune. Due esempi: eliminare il pagamento delle imposte ed il soccorso altrui in stato di pericolo.
Il sesto caso non riguarda una norma ingiusta, bensì una scelta del governante ingiusta (propriamente quindi non possiamo far ricomprendere questo caso nell’elenco delle tipologie di leggi ingiuste): mancanza di attivazione da parte del governante nel comandare condotte necessarie al bene comune e mai richieste prima. Si tratterrebbe di una condotta omissiva iniqua perché il governante verrebbe meno ad uno suo dovere morale (tutelare il bene comune). Ad esempio non inserire nel codice penale l’omissione di soccorso.
- Norma che elimina divieti prima vigenti, in relazione a condotte lesive di beni i quali esigono, invece, tutela penale dallo Stato in relazione al bene comune. Pensiamo ad esempio alla eliminazione del reato di omicidio dal codice penale.
L’ottavo caso, in modo simile al sesto caso, non riguarda una norma ingiusta, bensì una scelta del governante ingiusta: mancanza di attivazione nella tutela penale di condotte, mai sanzionate, che meriterebbero invece tale presidio per il tramite di proibizioni (nel sesto caso l’omissione riguardava comandi commissivi, in questo caso comandi omissivi, ossia divieti). Ad esempio, in un certo ordinamento giuridico non è mai esistito il reato di omicidio e si decide di non inserirlo.
- Norma che disciplina facoltà o poteri che permettono, legittimandoli, atti malvagi, laddove le facoltà si riferiscono ad una potestas di carattere privato e il potere ad una di carattere pubblico. Nel primo caso pensiamo al diritto di abortire (ma non al dovere di farlo). Nel secondo caso pensiamo ad una norma che assegna ad un funzionario pubblico il potere di uccidere gli innocenti.
- Norma che disciplina facoltà o che disciplina l’assegnazione di poteri che, legittimandoli, permettono in entrambi i casi il compimento di atti astrattamente buoni, ma in modo sproporzionato. Riferendoci alle facoltà, facciamo l’ipotesi di una norma che disciplina il commercio con regole irragionevolmente svantaggiose per una certa categoria di imprenditori. In merito al secondo caso, pensiamo ad una norma che disciplini le prerogative della magistratura assegnando a quest’ultima poteri troppo estesi.
- Norma emanata da un soggetto privo di autorità per legiferare. Ad esempio un giudice vara una legge.
- Norma varata non rispettando le regole procedurali, quindi ci riferiamo ad una norma in cui è presente un difetto formale.
Schematizzando l’elenco qui proposto avremo le seguenti norme ingiuste caratterizzate dalla presenza di:
- un COMANDO
di un atto malvagio: compi un aborto
di un atto buono, ma sproporzionato: versa troppe imposte
- un DIVIETO
di un atto malvagio, ma sproporzionato: carcere per chi ruba una mela
di un atto buono, ma sproporzionato: in una situazione pandemica, divieto di uscire di casa per 10 anni per motivi legati alla sicurezza sanitaria, nonostante siamo in presenza di un virus a bassissima letalità
- un’OMISSIONE (non si tratta di una norma ingiusta, ma di una scelta del governante ingiusta)
di comandi necessari: non varare una norma che impone di pagare le tasse o di prestare soccorso a chi è in pericolo
di divieti necessari: divieto di omicidio
- la LEGITTIMAZIONE
di un atto malvagio: diritto di abortire
di un atto buono, ma in modo sproporzionato: retribuire i direttori di enti pubblici con somme spropositate
- un difetto di competenza dell’autorità che ha emanato la norma: la Corte costituzionale che in Italia con sentenza ha legittimato il suicidio assistito. Ma, secondo Costituzione, perché tale decisione abbia valore legale occorre una legge del Parlamento, perché una sentenza, per l’ordinamento giuridico italiano, non potrà mai avere legale.
- un difetto attinente a regole procedurali: in Italia una legge viene varata nonostante uno dei due rami del Parlamento non l’abbia approvata.
Terminata l’analisi delle tipologie di norme ingiuste, passiamo al seguente argomento: l’obbedienza o la disobbedienza alle leggi ingiuste da parte del privato cittadino. In relazione a questo tema vi sono tre categorie di leggi ingiuste:
- norme che non si devono mai osservare, la cui disobbedienza è quindi assoluta. È moralmente doveroso non obbedire a quei comandi che obbligano a compiere azioni malvagie. Trattasi di obiezione di coscienza, anche nel caso che simile istituto non sia contemplato nell’ordinamento giuridico. Infatti non è eticamente accettabile avvalersi delle facoltà o dei poteri legittimati dalla norma qualora indichino condotte malvagie. Ad esempio la possibilità di abortire.
- norme che si devono osservare solo a volte, la cui disobbedienza è quindi relativa. A motivo della loro ingiustizia sarebbe lecito ribellarsi a simili normative, ma a volte si può omettere un’azione buona – in questo caso la non obbedienza ad una legge iniqua – per un bene maggiore: lecita la resistenza, ma non sempre doverosa. Quindi si potrebbe lecitamente obbedire ad una legge ingiusta, configurando una collaborazione materiale al male lecita, se venisse rispettato il principio del duplice effetto. E dunque rifacendoci all’esempio prima articolato delle imposte eccessivamente elevate e applicando tale principio, potremmo così argomentare: l’atto di pagare le imposte è buono perché nell’intenzione dell’agente esso è teso a sostenere il bene comune; l’effetto malvagio consistente nell’eccesso del prelievo fiscale non è voluto direttamente ma tollerato come effetto non ricercato; tale effetto negativo non produce l’effetto buono di contribuire al bene comune ricercato dal singolo cittadino (non è l’eccesso della tassazione ad incrementare il bene comune ed anzi lo intacca); si versa in stato di necessità (le imposte sono indispensabili per il bene comune ed è impossibile per il privato cittadino provvedere economicamente ad esso in modo differente ed ugualmente efficace); esiste una proporzione tra l’effetto negativo e gli effetti positivi: l’ingiustizia subita è compensata e forse superata dall’apporto che il privato fornisce alla collettività con le sue imposte.
- norme impossibili da osservare e da disobbedire, la cui disobbedienza è perciò necessitata. Norme che prescrivono condotte impossibili da assumere: ad esempio il comando di essere presente contemporaneamente in due posti differenti.
Per un approfondimento sul tema:
T. Scandroglio, Legge ingiusta a male minore. Il voto ad una legge ingiusta al fine di limitare i danni, Phronesis, Palermo, 2020