Iconografia paleocristiana: cos’è e quali sono i simboli paleocristiani

L’arte paleocristiana, o iconografia paleocristiana, si riferisce ai primi secoli del cristianesimo (dall’editto di Costantino, 313 d.C., fino al VI secolo, dal periodo cioè delle catacombe all’affermarsi dell’arte bizantina). Costituisce un fenomeno unico nella storia dell’arte, essendo legata non a un paese o a un popolo, ma a una fede la cui dottrina non conosce frontiere. Nella sua espressione l’arte cristiana cercò di manifestare l’invisibile che è dentro il visibile esprimendosi in uno stile interiore e simbolico. Le tecniche utilizzate nell’arte paleocristiana sono la pittura a secco, l’affresco, l’incisione, lo stucco e il mosaico.
Il linguaggio dell’iconografia paleocristiana costituisce una delle componenti più attive nel processo di dissolvimento del classicismo greco-romano ed è alla base del linguaggio bizantino. Il periodo paleocristiano rappresenta dunque il periodo di eclissamento dell’arte occidentale e segna l’inizio del dominio dell’arte orientale in Occidente, dominio che durerà otto secoli in architettura e ben tredici in pittura.
Iconografia paleocristiana: tecniche e stili
I maestri paleocristiani spostano la sorgente di luce da esterna, quella naturale del sole, ad interna, quella mistica dell’anima, quindi sospingono la pratica artistica a ricercare il movimento nel colore, diventando così i primi sperimentatori della vibrazione cromatica. Questa viene ottenuta tecnicamente tramite il mosaico, il mezzo più adatto a trasformare in effetti di luce riflessa e irradiante la luce solare che illumina l’interno delle basiliche.
È curioso rilevare che, mentre tutti i periodi in cui noi suddividiamo la storia dell’arte sono originati da caratteri stilistici, o per lo meno dalla lettura formale, la cosiddetta arte paleocristiana è l’unica che dipende soltanto dal soggetto. In realtà le produzioni plastiche e pittoriche dei primi cristiani non hanno formalmente nulla di diverso da quelle dei pagani. Solo quando lo Stato romano diventa cristiano, possiamo parlare di un’arte cristiana.
Come nasce l’arte paleocristiana?
L’arte cristiana non nasce “povera” e neanche strettamente romana, ma si forma su due filoni, quello che è stato definito “arte plebea”, derivante dalla tradizione locale e provinciale, e quello più colto, ellenizzante, dal carattere fortemente simbolico, attraverso pochi segni destinati a chi sa codificarli nel senso della nuova religione.
I tipi fondamentali dell’architettura paleocristiana furono l’edificio a pianta allungata, detto basilica, e gli edifici a pianta centrale, battisteri o martyria. Nelle basiliche paleocristiane lo spazio è fortemente individuato e scandito dalle navate e dalle colonne; il ritmo di queste viene raccolto e concluso nella concavità dell’abside che assume una funzione unificatrice di tutto l’edificio. Sono tipiche le pareti estremamente lisce (prive di contrafforti poiché la copertura era sempre a capriate) e la presenza di grandi finestre aperte nel cleristorio.
La scultura ebbe una funzione secondaria; la statua a tutto tondo fu generalmente trascurata e il rilievo assunse sempre più un aspetto decorativo, diventando piatto e semplificato e tutto risolto nel gioco contrastante del chiaroscuro, dell’intaglio e del traforo. Continuò invece la scultura dei sarcofagi; il più noto e importante è quello di Giunio Basso (359 d.C.), dove le scene dell’Antico e Nuovo Testamento sono alternate, con al centro del registro superiore il giovane Cristo seduto su un trono tra gli apostoli nella Maiestas Domini.

Temi di iconografia paleocristiana sullo sfondo della Storia della Chiesa
Corso formativo di 3 lezioni
a cura della Prof.ssa Penelope Filacchione
Quali sono i simboli paleocristiani?
Una delle caratteristiche principali dell’arte paleocristiana è la coesistenza di diversi livelli di lettura. I simboli sono come un Vangelo in miniatura, un insegnamento per immagini.
Il pesce è stato tra i simboli utilizzati fra i più importanti e popolari, anche per il famoso acrostico costituito dalle lettere iniziali di cinque parole greche che ne formano la parola IXTHYC, Ichthus, Iesous Christos Theou Huios Soter che significa Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore.
L’alfa e omega, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco richiama il passo dell’Apocalisse quando Gesù disse: Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine”. Simboleggia il dominio di Dio sul tempo, il motore di tutte le cose.
Il pellicano, simbolo della passione di Gesù, in quanto si pensava che fosse particolarmente attento ai suoi piccoli al punto da fornire il proprio sangue ferendosi il grembo in mancanza di cibo.
L’agnello, simbolo di docilità, umiltà, mansuetudine.
Il Buon Pastore che rappresenta Cristo Salvatore, frequentemente rappresentato nei rilievi dei sarcofagi, nelle statue e negli affreschi delle catacombe.
L’orante, figura frontale rappresentata con le braccia aperte in atto di preghiera o di invocazione.
La colomba simbolo di pace, con il ramoscello di ulivo rappresentazione del Battesimo. E’ tratto dal Libro della Genesi dell’Antico Testamento quando si parla della storia dell’Arca di Noè: “E la colomba entrò da lui alla sera; ed ecco, nella sua bocca una foglia di ulivo strappata: così Noè seppe che le acque della terra si erano placate”.
L’ancora, simbolo della salvezza, prima ancora della croce: “Abbiamo questa speranza come un’ancora per l’anima, salda e sicura”.