Fede e Ragione, quale rapporto hanno?

Ci sono due grandi errori che sono emblematici per capire molte cose. Il primo è il concepire la ragione senza la fede, il secondo la fede senza la ragione. Due errori diametralmente diversi, eppure dalle conseguenze ugualmente gravi.
La ragione senza la fede
La ragione senza la fede consiste nell’ingigantire il valore della ragione fino a ritenerla unico strumento della conoscenza.
La ragione è certamente importante, ma dovrebbe sempre essere consapevole dei suoi limiti per sapersi aprire al Mistero: questa è la vera razionalità. Quando invece la ragione presuntuosamente rinuncia a riconoscere i suoi limiti, allora finisce col pretendere di divenire unico criterio di giudizio. E fa disastri!
La ragione senza la fede causa sul piano filosofico l’errore del razionalismo, che non è la semplice razionalità ma la convinzione – per l’appunto – che la ragione sia l’unico criterio di conoscenza.
Il razionalismo si riferisce al piano filosofico, ma ha la possibilità di tradursi sul piano politico e, quando si traduce sul piano politico, lo fa con il cosiddetto laicismo, ovvero la convinzione secondo cui la politica non debba essere solo distinta, ma addirittura separata dalla religione.
Un esempio concreto della ragione senza la fede è la cultura post-illuministica contemporanea, con lo svilimento totale dell’uomo, ridotto a merce o strumento di altro. Tutte le attuali questioni bioetiche (la dignità dell’embrione, le cellule staminali, ecc…) si originano da questo. Oggi, a causa della cultura post-illuministica, c’è un evidente tentativo di utilizzare la scienza indipendentemente dall’etica e dalla religione.
La fede senza la ragione
Ma la ragione senza la fede non è l’unico errore. A questo se ne può accompagnare un altro, che è diametralmente opposto, ovvero la fede senza la ragione.
Se la ragione senza la fede dà il razionalismo, la fede senza la ragione dà il fideismo; e se il razionalismo è indicare la ragione come unico strumento di conoscenza, il fideismo è indicare la fede come unico strumento di conoscenza.
Se il razionalismo causa sul piano politico il laicismo, il fideismo sul piano politico causa la teocrazia. E se il laicismo è concepire in maniera totalmente separata la politica e la religione, la teocrazia è il contrario: non separare (né tantomeno distinguere), ma confondere politica e religione. Chi detiene il potere politico deve detenere anche quello religioso.
Cristianesimo e fideismo
Il Cristianesimo è fideista? No, perché il Cristianesimo da sempre si è posto nella prospettiva della collaborazione tra ragione e fede. Alcuni esempi.
La filosofia medievale è tutta nella collaborazione: intelligo ut credam (ragiono per credere) e credo ut intelligam (credo per ragionare).
Ma si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo e pensare alla Patristica, laddove i Padri della Chiesa solevano dire che mentre la fede è un faro che fa vedere lontano, la ragione è un piccolo lume che fa vedere molto di meno, ma che comunque fa vedere e non fa vedere cose contrarie a ciò che può far vedere la fede.
Un altro esempio ancora: la dottrina cattolica ritiene che la ragione possa dimostrare l’esistenza di Dio e la conoscenza di alcune Sue caratteristiche. Il Concilio Vaticano I dice che chi dovesse pensare che l’esistenza di Dio non sia dimostrabile attraverso la ragione umana, si ritenga scomunicato. Altro che fideismo!
Dunque, per il Cristianesimo la ragione non è contraria alla fede, tutt’altro: è propedeutica alla fede, aiuta, invita alla fede. A patto però che la si utilizzi correttamente, cioè che sia razionalità e non razionalismo.
Possiamo dire che ci sono ben tre argomenti che fanno ben capire come ragione e fede debbano collaborare.
Il primo argomento è che l’uomo non è solo volontà, ma anche ragione; pertanto deve arrivare alla pienezza della verità tanto con la volontà quanto con la ragione.
Il secondo argomento riguarda il fatto che la realtà soprannaturale non annulla, ma perfeziona quella naturale. E così la fede non annulla, ma completa la ragione.
Il terzo argomento è che ragione e fede devono armonizzarsi per l’insufficienza della ragione, soprattutto riguardo al rapporto Dio-Male. É vero che già la ragione fa capire come nella natura di Dio non possa esistere il male; ma è pur vero che solo la fede spiega perché Dio che è amore possa comunque permettere il male e in alcuni casi anche volere il male fisico per scongiurare il male morale.
Non tutto il Cristianesimo ha rifiutato il fideismo
Va ricordato che non tutto il Cristianesimo ha rifiutato il fideismo.
Il Protestantesimo, per esempio, si è sempre configurato come fideista.
Mentre per il Cattolicesimo la fede è l’assenso dell’intelletto (dell’intelletto!) alle verità rivelate, per il Protestantesimo è invece un abbandono totale, un sentimento di fiducia cieca senza che sia indispensabile la valutazione della credibilità della Rivelazione, insomma senza che l’intelletto ne venga coinvolto.
Una fede senza ragione genera cattiva teologia
Nel racconto “La croce azzurra” Chesterton fa dire alla sua più famosa creatura letteraria, padre Brown: “La ragione è sempre ragionevole, anche nell’ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola, sulla terra, la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola, sulla terra, la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione.”
Nello stesso racconto lo smascheramento del ladro Flambeau, travestito da prete, avviene in padre Brown perché il malfattore, ingaggiando un discorso teologico con il sacerdote, aveva parlato male della ragione, cosa che (almeno per quei tempi di maggiore ortodossia) era assai improbabile sentire da un sacerdote cattolico … e così il sacerdote-detective gli dice: “Voi attaccaste la ragione. Questa è cattiva teologia.”