Che cos’è la miniatura carolingia?

Che cos'è la miniatura carolingia? - Schola Palatina

I secoli VII-IX della storia dell’arte del Medioevo occidentale è una fase in cui tutte le diverse componenti culturali presenti in Europa dopo il crollo dell’Impero Romano trovano una sintesi e un ordine. L’eredità classica non scompare, ma assume forme e significati nuovi con la diffusione capillare del Cristianesimo in ogni angolo d’Europa. Le radici celtiche e barbariche da un lato, e le nuove forme artistiche proprie dei popoli protagonisti delle “grandi migrazioni” dall’altro, a contatto con questa eredità e questi significati danno vita ad un’arte nuova e inedita, che trova nella miniatura le sue espressioni più alte e significative. La miniatura insulare (o iberno-sassone) è la prima manifestazione di questo sincretismo e si manifesta con un’arte profondamente spirituale e complessa. La miniatura carolingia è l’erede di questa straordinaria novità e la traduce in un’arte tanto splendida sul piano estetico quanto efficace sul piano spirituale, politico e religioso.

Origini della miniatura carolingia

La miniatura faceva parte del rinnovamento e della rinascita culturale con cui Carlo Magno cercò di dare forma omogenea e unitaria al suo vasto impero. Il regno di Carlo era sì un “romano impero”, ma sacro, cioè fondato su una profonda alleanza con la Chiesa, che aveva voluto e favorito la discesa dei Franchi in Italia e che aveva incoronato Carlo imperatore la notte di Natale dell’800, proprio a Roma. È chiaro, quindi, come il punto di riferimento preciso fosse soprattutto l’Impero romano cristianizzato, principalmente dell’età di Costantino, imperatore dal 313 al 337, di cui il neo-imperatore si presentava come diretto erede e continuatore. Tutta l’arte carolingia di conseguenza era ispirata e impregnata di simboli e valori cristiani. La miniature divenne la regina della pittura carolingia. 

È negli scriptoria dei monasteri, come ad Aquisgrana, Hautvilliers (Reims), Saint Martin a Tours, Lorsch, San Gallo, Murbach, Saint-Riquier, che si sviluppa la ricca produzione miniata dell’epoca carolingia.

L’Evangelistario di Godescalco (781-83), eseguito ad Aquisgrana, è il primo attribuibile alla miniatura carolingia.

La miniatura medievale. Il codice miniato insulare e carolingio - Laura Carlino

La miniatura medievale. Il codice miniato insulare e carolingio

Corso formativo di 6 lezioni
a cura della Prof.ssa Laura Carlino

Le opere miniate

Al tempo di Carlo Magno, tanto quanto dei suoi predecessori merovingi e dei suoi successori, il libro era un oggetto di lusso, la cui produzione richiedeva molto lavoro e materiali costosi, appannaggio quindi delle classi sociali più abbienti. Tutti i manoscritti carolingi furono scritti su pergamena. Non tutte le opere venivano miniate e alcune lo erano solo in parte.

L’Evangeliario di Lorsch è un Vangelo miniato redatto tra il 778 e l’820 ed è tra i capolavori della miniatura carolingia. Le sue miniature mostrano un aulico stile bizantino con alcune influenze tipicamente occidentali, come le finte architetture di sfondo o l’uso di incorniciature composte da archi e colonne, tipiche della scultura tardo-antica in Italia. Notevole è anche la copertina in avorio scolpito risalente allo stesso periodo, rimossa dal libro nel 1785 e acquistata dal Victoria and Albert Museum. Si trovano le miniature di Cristo in Maestà, seduto sul trono nel cerchio d’oro del cielo, dai colori vivaci; la pagina dei canoni con un’insolita architettura con archi a tutto sesto posti su piccole colonne; San Matteo, San Marco, San Luca (tenda aperta) e San Giovanni. I ritratti hanno tutti la stessa struttura: l’evangelista è seduto su un trono tra due colonne sormontate da un arco a tutto sesto. Nell’arco, il simbolo è preso dal tetramorfo per l’evangelista.

L’Evangeliario di Ebbone (816-823) ha miniature dalla sensibilità moderna e inquieta che rappresentano i quattro Evangelisti come visionari isterici, dagli sguardi intensi e magnetici, in un’atmosfera surreale, calligrafica, compatta.

Sotto il regno di Ludovico il Pio (778-840) e Carlo il Calvo (823-877) la miniatura ebbe espressioni di altissima arte. Drogone (801-855), figlio illegittimo di Carlo Magno, uno dei grandi mecenati delle arti del IX secolo, produsse due codici: il Sacramentario di Drogo e un Evangeliario, miniati dallo stesso artista, che richiamano il Salterio di Utrecht. Questo sacramentario non è il prodotto di uno scriptorium monastico ma rivela un’origine in una scuola di corte.

Amalario di Metz (775-850), ausiliario di Dragone a Metz, scrisse un testo di liturgia, Liber Officinalis, che costituisce la base dell’iconografia della miniatura carolingia.

I Libri carolini sono libri scritti alla fine dell’VIII secolo e ruotano intorno al tema delle immagini. Non erano contrari tout court alle immagini, bensì a una loro caratterizzazione in senso teologico-rivelativo. Il riferimento diretto è ad Agostino: visione corporea, spirituale, e, più importante di tutte, intellettuale.

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